La storia di Marina è per me di grande ispirazione. Ci “urla” quanto sia importante dare espressione alle proprie passioni e quanto sia arricchente fare esperienza in giro per il mondo. Dal suo primo viaggio con la scuola a 17 anni, in Austria e Germania, si è detta che doveva vedere più mondo possibile: “ogni viaggio può rivelarci dei segreti, delle particolarità e in ogni caso farci crescere, che si tratti di un viaggio di prossimità o dall’altra parte del mondo.”

© Marina Spironetti - Dal progetto Eight | Otto

Il suo è un percorso di scoperte, di vita vissuta con dedizione e curiosità. L’approccio di Marina alla crescita personale e professionale credo possa essere stimolante per molti. A volte ci si ostina a percorrere una strada prestabilita solo perché l’abbiamo scelta, e ci si preclude il cambiamento. Invece non è mai tardi per ascoltarsi e seguire quello che è più vicino a chi siamo.

© Marina Spironetti - "Female Butchers of Panzano: Martina": premio Claire Aho Award for Women Photographers.

Marina è una giornalista e una fotografa molto apprezzata. Si avvicina al giornalismo nel 2000 e alla fotografia nel 2004.

Attualmente collabora per Dove, Corriere della Sera, Marie Claire, Conde Nast Traveller, Bell’Italia, La Cucina Italiana, Food and Travel (UK).

Per la fotografia arrivano anche dei premi: quest’anno la vediamo tra i vincitori dell’Errazuriz Wine Photographer of the Year, piazzandosi al primo posto nella categoria “places”; lo scorso anno, invece, vince la prima edizione dell’award per le donne fotografe intitolato a Claire Aho; dal 2016 al 2018 è stata fra i vincitori del Travel Photographer of the Year.

Dopo la laurea in lingua e letteratura tedesca, l’idea era di intraprendere la carriera universitaria come ricercatrice. I primi tentativi non l’hanno soddisfatta, ma l’amore e la passione per la scrittura l’hanno portata a intraprendere un cammino differente. Prima il praticantato per diventare giornalista e poi i primi articoli per alcuni giornali locali in Umbria, per arrivare alle pubblicazioni di grande rilievo degli ultimi anni.

Nel frattempo Marina si trasferisce a Londra e accantona momentaneamente la passione per la scrittura, non ritenendo di avere le conoscenze linguistiche adeguate per scrivere in lingua inglese e collaborare di conseguenza con riviste britanniche, cosa che oggi invece fa con facilità. Tuttavia non demorde e per un periodo si dedica all’insegnamento dell’italiano agli inglesi.

La vita a volte ci pone davanti ad eventi che ci portano a prendere consapevolezza di alcuni aspetti che sono dentro di noi ma che non vediamo chiaramente. Così Marina per caso e anche motivata dal compagno di allora, si avvicina alla fotografia. Inizia a frequentare un corso di sviluppo e stampa fotografica per integrarsi e conoscere nuove persone. Ma la “magia” della casualità si nasconde sotto l’appartamento di Marina, dove era allestita una camera oscura. Vedere affiorare la stampa dal foglio bianco le ha trasmesso un’emozione forte tanto da farle capire che si trattava di un amore folle. Da qui è cominciato un percorso, il suo racconto e la sua interpretazione di ciò che vede attraverso l’obiettivo della macchina fotografica.

Marina è una persona empatica, per questo motivo preferisce fotografare le persone, immortalare nell’immagine le loro storie e le loro emozioni. Immedesimarsi nei loro pensieri, sentimenti e passioni è un modo per ridurre le distanze tra lei e le persone davanti all’obiettivo.

© Marina Spironetti - “The Lady of Cannubi”: ritratto dell'enologa Camilla Milani nella vigna di Cannubi della famiglia Ceretto nelle Langhe

“Mi porto dentro delle immagini che ho preferito vivere con gli occhi piuttosto che immortalare con l’obiettivo”: ad esempio, in Myanmar ha ritratto gruppi di donne di una certa età con il volto completamente tatuato. Una delle matriarche ultra novantenne, con la quale era difficile comunicare nonostante la guida del posto, quando ha capito che Marina era una fotografa ha allargato le braccia in segno di rassegnazione; non voleva essere fotografata ma accettava suo malgrado la cosa. Marina ha sentito di dover accettare la sua arrendevolezza e ha preferito non fotografarla limitandosi solo ad abbracciarla. L’immagine che porta nel cuore è una delle sue preferite anche se non è impressa su una stampa.

“Il perché della mia vita è guardare, guardarmi intorno, guardare lo spettacolo meraviglioso che è la vita. Amare, amare le persone che mi sono intorno, amare le cose belle, amare in generale. Tutto questo mi spinge ad alzarmi la mattina. Le relazioni per me sono tutto! Il mio tipo di lavoro spesso fa coincidere la sfera personale con quella professionale, di conseguenza le persone che mi ruotano intorno per lavoro spesso le ritrovo nell’ambito personale”.

Anche la sua formazione letteraria si trasfonde nella sua passione per la fotografia. La letteratura, ma ancor di più la poesia, è per lei una grande fonte di ispirazione. “Spesso mi chiedono perché il mio percorso passa dallo studio della letteratura alla fotografia. La mia risposta è semplice: tutto quello che ho studiato e letto entra in un’immagine, la letteratura come le arti visive, la pittura e la scultura in particolare.”

© Marina Spironetti - Dal progetto Eight | Otto

Il consiglio di Marina

“Dal punto di vista professionale credo sia importante imparare in maniera “antiquata”, magari utilizzando la pellicola per poter valutare quanto sia importante uno scatto. Avendo solo 36 pose sei obbligato a non scattare indiscriminatamente e sei spinto a riflettere e selezionare il tuo scatto. Consiglio di visitare tantissime mostre fotografiche, musei, gallerie d’arti. Familiarizzare con il lavoro di grandi pittori presenti e passati, ponendo l’attenzione sull’uso della composizione e della luce, per un fotografo è fondamentale.”