Avete presente quando qualcosa comincia ad appassionarvi e non potete più farne a meno? Ecco, a me sta succedendo con tutto quello che riguarda la Corea del Sud. Quando ci innamoriamo, inizialmente non comprendiamo esattamente il motivo, ma pian piano i pezzi del puzzle trovano il loro incastro ideale e a quel punto è amore. Da circa otto mesi non posso fare a meno di guardare film e serie in coreano, leggere libri e manhwa (만화), partecipare ad eventi dedicati alla Corea e provare ad imparare, al momento da autodidatta, una lingua da cui sono attratta e che mi affascina molto. 

Per una come me che vive di sogni, potevo non averne uno da dedicare alla Corea?  🙂 Mi piacerebbe realizzare un reportage e raccontare questo paese attraverso le storie delle persone, vorrei “ubriacarmi” in loro compagnia delle parole, sensazioni, colori, emozioni e portarle nel mondo.

Se vi ho incuriosito, grazie agli eventi celebrativi per il 140° anniversario delle Relazioni Diplomatiche Corea-Italia, organizzati dall’Ambasciata della Repubblica di Corea in Italia, quest’anno ci sono diverse opportunità per entrare in contatto con la cultura coreana.

A Roma c’è un ufficio culturale dell’Ambasciata della Repubblica di Corea, l’Istituto Culturale Coreano, che ha il compito di promuovere e divulgare la cultura del paese attraverso l’organizzazione di iniziative varie, nello specifico di spettacoli di musica e danza tradizionale coreana, film, mostre, corsi di cucina e di lingua.

In questo articolo vedremo il punto di vista di un coreano cresciuto in Italia, Jae Hyun Ryou che si occupa di promozione, stampa e social all’Istituto Culturale Coreano, ha 27 anni, è nato a Busan (부산) e vive a Roma da quando aveva tre mesi. Diciamo sin da subito che Jae Hyun, non avendo mai vissuto in Corea, si sente più italiano, ma negli anni è andato regolarmente in visita nel suo paese di origine per le vacanze estive e dopo l’esperienza del servizio militare, obbligatorio anche per i coreani che vivono all’estero, ha creato dei legami di amicizia e maturato un sentimento più profondo per la Corea.

“Ogni volta che torno in Corea, pur non avendo visto tanto i miei parenti, quando li incontro sento di fare parte della famiglia.”

“Non è importante solo per chi riceve il servizio ma anche per chi lo offre”. Il lavoro come il feedback del pubblico mi dà molte soddisfazioni.”

Jae Hyun ama molto il suo lavoro, nonostante le esperienze lavorative in altre aziende ha sentito forte il richiamo per la promozione della Corea. Infatti dopo una breve parentesi nel 2018, di quando era ancora studente universitario, e dopo essersi laureato in Lingue, Culture, Letterature e Traduzione inglese e spagnolo alla Sapienza di Roma, torna a lavorare all’Istituto nel 2021 con il ruolo di addetto stampa e responsabile promozione eventi.

I colleghi per comodità lo chiamano Jae e da adesso in poi lo faremo anche noi.

Hallyu 한류

L’incremento della popolarità della Corea del Sud a livello globale a partire dalla fine degli anni ’90 dello scorso secolo è noto con il termine Hallyu 한류, Korean Wave in inglese, Onda coreana in italiano.

In Italia l’interesse per questa cultura è relativamente recente e il boom lo dobbiamo principalmente all’industria dell’intrattenimento, il k-pop, i k-drama, ma anche al k-beauty.

C’è però un fenomeno diffuso tra i non coreani che è diventato preoccupante. La passione sana spesso sfocia in ossessione e idealizzazione di tutto quello che riguarda la Corea, la percezione distorta della realtà in cui tutto sembra perfetto e romantico porta a comportamenti spesso alterati. Esiste un termine per definire gli amanti oltre misura, non coreani: Koreaboo o Kboo. Grazie però al lavoro di Jae e degli Enti di promozione, la diffusione della cultura coreana assume decisamente altri toni.

Tutti gli anni l’Istituto organizza la Korea Week, la rassegna più importante sulla Corea che solitamente si svolge nella stagione estiva o autunnale. Considerato il numero elevato di eventi organizzati per le celebrazioni del 140° anniversario, quest’anno la rassegna si è presa una pausa. 

Link utili:

italia.korean-culture.org/it
facebook.com/istitutoculturalecoreano
instagram.com/istitutoculturalecoreano

Condivido con voi la lista di libri tradotti in Italiano (aggiornata al 2023) che gentilmente Jae mi ha inviato. 

“Provò a riavvolgere i ricordi, cercando disperatamente di invertire la direzione del paesaggio che spariva fuori dai finestrini della carrozza, con i pensieri che correvano alla velocità del treno…”

Il minimarket della signora Yeom: il libro che sto leggendo…

Ma come arriva Jae in Italia? 

Il padre, prima della sua nascita, viene a Roma insieme alla madre per studiare canto lirico e scatta l’amore per la città “eterna”,  il loro futuro da quel momento “parla” italiano. 

Grazie ai racconti dei genitori, agli incontri con i parenti e ai viaggi in Corea Jae “assapora” la cultura del suo paese, ne è affascinato e incuriosito allo stesso tempo. Mi racconta della velocità, senza eguali nella storia, del progresso economico e tecnologico della società coreana.

“Quello che mi ha colpito è la velocità di progresso della società coreana in tutti gli ambiti avvenuta grazie all’unione dei coreani. Unione dettata in primo luogo dalla necessità del popolo di doversi difendere fin dall’antichità dalle dominazioni dei due colossi vicini, il Giappone e la Cina. Dalla guerra di Corea del 1953 fino ai primi anni del 2000 c’è stato un progresso senza precedenti nella storia dell’umanità. Nonostante siamo una nazione giovane, abbiamo un senso di appartenenza e di identità molto forte”.

Ho chiesto a Jae cosa ne pensa dell’ossessione dei coreani per il lavoro e per l’apparire, quasi maniacale, tanto da spingere spesso anche i giovanissimi a ricorrere alla chirurgia estetica con la speranza di avere maggiori possibilità e opportunità per trovare lavoro o per agevolare la carriera scolastica.

Secondo Jae entrambi sono da ricondurre alla velocità del progresso. Se per le generazioni degli anni ’50 – ’60 l’eccesso di lavoro e il perfezionismo era necessario per contribuire allo sviluppo economico e al progresso ed era una questione di onore, per quelle attuali le cose sono differenti, non è più funzionale e le conseguenze delle esagerazioni sono spesso drammatiche.

Il servizio militare in Corea di Jae

Una delle cose che apprezzo dei K-drama è l’importante denuncia sociale che registi e attori portano sul piccolo e grande schermo. Mi ha colpito particolarmente il film D.P. – acronimo di Deserter Pursuit, con il bravissimo attore Han Jun-hee, una pellicola di denuncia sul fenomeno della diserzione e degli abusi fisici e mentali di cui spesso i militari sono vittime all’interno delle basi da parte dei loro superiori e non solo.

Il servizio militare in Corea del Sud è obbligatorio per gli uomini e facoltativo per le donne e dura dai 18 a 22 mesi circa, a seconda dell’arma di appartenenza.

L’esperienza del servizio militare di Jae è molto particolare. Se da una parte conferma le difficoltà e l’ambiente ferreo, dall’altra ne trae un insegnamento di vita.

 

“È un’esperienza sicuramente forte, ma che consiglio a chi come me vive all’estero e deve tornare in Corea per il servizio militare. Una realtà difficile anche perché essendo obbligatorio la maggior parte, circa il 90% dei ragazzi, va controvoglia; sicuramente la durezza dal punto di vista fisico e psicologico, con una società gerarchica ferrea, può spaventare. Comunque adesso per fortuna grazie anche ai media l’atmosfera sta cambiando. Dopo il servizio militare sono diventato più organizzato e ho apprezzato ancora di più il senso di libertà, ho compreso che essere liberi non è semplicemente fare quello che vuoi ma agire all’interno di un sistema con regole che in qualche modo ti supporta.”

Probabilmente Jae era già abituato alla disciplina e alla determinazione, alleati preziosi per raggiungere obiettivi nella vita come nello sport. Jae infatti da quando è piccolo pratica sport da combattimento.

(Nella foto lo vediamo sul ring durante una gara)

Ho notato che i coreani tengono molto al benessere fisico e alla cura in generale, dedicano regolarmente del tempo all’attività sportiva che però va ben oltre la semplice attività fisica, per i coreani rappresenta una parte integrante della loro cultura e identità.

 

Il piatto preferito di Jae - 제육볶음

La vita frenetica e iperattiva che abbiamo visto in precedenza, lascia posto a ritmi più lenti e a momenti di relax quando si tratta di cibo. Una parentesi quasi sacra e un elemento di importante socializzazione l’incontro a tavola dei coreani. Avevo già accennato alla particolarità delle abitudini alimentari nell’articolo di Kim e Federica, di come ogni scusa fosse buona per mangiare, anche più volte al giorno.

Un po’ come accade nelle nostre case, anche nella cucina coreana, le nonne e le mamme custodiscono i propri segreti in cucina.

Son Mat (손맛)  letteralmente, “gusto della mano”, fa riferimento al sapore unico che i cibi trasmettono grazie al tocco e alla cura personale di chi li cucina. Cucinare per i coreani è anche una forma di orgoglio.

Il senso di unione di cui ci parlava prima Jae lo troviamo anche a tavola, in particolare nella condivisione dei piatti: tante piccole ciotole con piatti principali, contorni e condimenti vari.  In alcuni ristoranti è addirittura possibile grigliare la carne direttamente a tavola; se vi capiterà di andare in Corea potreste essere incaricati di farlo per tutto il gruppo.  

Mi raccomando, prima di cominciare a mangiare pronunciate queste parole: 잘먹겠습니, cioè “mangerò bene“

Ma qual è il piatto preferito di Jae?

Il Jeyuk bokkeum (제육볶음), alias dweji bulgogi (돼지불고기) un piatto di carne marinata piccante molto popolare. Jeyuk significa maiale e bokkeum significa soffritto.

Clicca sulla foto in alto per la ricetta e qualche curiosità.

La scelta della meta dei nostri viaggi è influenzata da diversi fattori, secondo me quello principale dipende dal tipo di viaggiatore che sei.

Ami il confort o l’avventura? Preferisci organizzare tutto prima di partire oppure farlo quando sei sul posto giorno dopo giorno? Vuoi camminare tanto o vuoi il relax totale? Ami scoprire luoghi completamente diversi dalla tua cultura o il contrario? E così via…

Quale che sia il tuo essere viaggiatore, il consiglio che posso darti è quello di lasciarsi ispirare, non crearsi troppe aspettative e accogliere quello che arriva.

Spero che la galleria fotografica di seguito possa ispirarti e se ti ha incuriosito qualcosa dell’articolo, ti consiglio di approfondire la conoscenza di questo paese per molti aspetti lontano dalla nostra cultura, ma che se facciamo attenzione in realtà ha molte similitudini, perché in fondo siamo tutti umani e amiamo con lo stesso cuore 🙂

Colmiamo le distanze con la curiosità e il rispetto, in questo periodo il mondo ne ha davvero tanto bisogno.

“La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza.” Gregory Bateson

© Immagine apertura articolo: 부산 (Busan) di Sungho Song da Pixabay. Foto galleria: citazione nei singoli URL.