È mia consuetudine quando visito una città “perdermi” tra le vie meno battute o comunque non seguire un percorso prestabilito. Si potrebbe definire un vagare alla scoperta dell’ignoto, guidata da una forza invisibile che si concretizza nell’apparente casualità degli incontri di luoghi e persone spesso speciali. Mi trovo a Pisa e camminando per le strade del centro vengo attratta da un’insegna: “Pizzicheria da Sergio”. Non avevo mai sentito questo termine e così, trasportata dalla curiosità, mi avvicino. Chiedo informazioni ad una signora che si trova fuori dal negozio, e comincia a raccontare, con la luce negli occhi, quanto Sergio, il proprietario, sia un’icona e un punto di riferimento per i pisani da più di quarant’anni: “è una persona deliziosa, dedita al suo lavoro”. Ho un impegno, ma mi riprometto di ritornare il giorno dopo, e così è stato.

Sono le nove del mattino, entro in negozio e mi rivolgo ad un uomo dietro al bancone, che presumo sia Sergio, mi presento e gli chiedo se ha voglia di raccontarmi la sua storia per il mio blog. Sergio comincia a parlare, però mi liquida dopo appena un minuto e, sollevando le spalle, mi dice che non c’è altro da aggiungere. Avverto imbarazzo e capisco da subito che davanti ho una persona che fa fatica a raccontarsi e che probabilmente nasconde qualche ferita che forse vuole custodire o non vuole che emerga. Rispetto il suo silenzio, ma mi guardo in giro quasi a voler trovare una soluzione che per fortuna arriva immediatamente. Interviene una bella donna dallo sguardo tenero e profondo, si tratta della moglie di Sergio, Simonetta. Stavo per avventurarmi in un racconto intimo: due storie in una, in un intreccio “magico” di due anime apparentemente opposte ma simili nella gentilezza e nell’amore per la vita.

Simonetta comincia a parlare come un fiume in piena, ma con estrema stima e affetto, mentre Sergio continua a servire i clienti e ascolta con curiosità il racconto della sua vita, sentendo scorrere in poco tempo un vissuto di sofferenza che per fortuna ha un lieto fine. Un passato caratterizzato dalla miseria, un’infanzia e un’adolescenza dura tra le colline del Parmense in una frazione, Rovinaglia, del piccolo comune di Borgotaro.

Quella di Sergio è una storia di riscatto, nata da un vissuto difficile che ha in qualche modo alimentato e determinato il suo futuro. Ha sempre sentito di dover essere lui l’artefice del suo destino, non accettava la condizione che la vita gli aveva assegnato alla nascita. Rovinaglia aveva poco da offrire, l’unica fonte di sostentamento arrivava dalla raccolta di funghi e castagne. Dopo anni di sacrifici, a soli 10 anni lavora con le mucche insieme al padre, il suo cammino verso nuovi orizzonti comincia però a delinearsi.  Nel tempo le cose migliorano, diventa apprendista macellaio e svolge anche tre lavori contemporaneamente per fare il salto: aspira ad avviare un’attività tutta sua. Così affronta con determinazione e tenacia gli anni che lo portano alla realizzazione del suo sogno. Trascorre diversi anni in Emilia, dove incontra la sua futura moglie: “Quello che mi ha attratto di Sergio è il suo essere sincero, apparire per quello che è, un uomo molto generoso che si dona agli altri.”

Nel frattempo Sergio e Simonetta hanno due figli, per motivi di salute del più piccolo si trasferiscono a Pisa, città di origine di Simonetta, dove inizia l’avventura della Pizzicheria da Sergio. Quarantaquattro anni di attività, quarantanove di matrimonio in cui lavoro e vita privata camminano di pari passo.

La Pizzicheria da Sergio è una piccola realtà artigianale. “Il termine toscano “pizzicheria” nasce come luogo dove ci sono tante piccole cose stuzzicanti, piccoli pezzi saporiti e particolari, è la bottega in cui si vendono al minuto salumi, formaggi e altri generi alimentari”, mi dice Simonetta.

Si trovano nel centro storico, nella zona del mercato vecchio, il mercato delle Vottovaglie, in via Domenico Cavalca. Il loro punto di forza è la posizione, ma soprattutto la qualità dei prodotti offerti e le relazioni che instaurano con i clienti.  “Un giorno una cliente ci ha chiesto se potevamo trovargli un marito.”, Simonetta nel raccontarlo sorride. 🙂 

Per farsi conoscere e distinguersi dall’offerta di quel periodo, Simonetta e Sergio hanno avviato l’attività con prodotti artigianali di alta qualità, in particolare con il Parmigiano, che il fratello di Sergio produceva, e i formaggi esteri. “Quarant’anni fa i formaggi che si trovavano erano solo locali, la nostra è stata un’intuizione coraggiosa”. 

Mentre cerco l’etimologia della parola pizzicheria, mi imbatto in una poesia del poeta e scrittore toscano, Aldo Palazzeschi, in cui l’autore vuole esprime l’adesione della letteratura, dei poeti agli aspetti della vita quotidiana. Mi piace condividere un estratto con voi!

Pizzicheria

“…Mamma mia!
E che poesia
volete che ci sia
dentro un negozio di pizzicheria?
Se diceste di fiori o seteria…
se aveste detto in quello dell’antichità,
certo ce ne sarà,
ma non in quello lì
venite via,
per carità!
Mio caro, siatene persuaso,
per la fretta che avete di giungere alla mèta
questa volta siete evaso
dal campo del poeta.
Non ce n’è non ce n’è, restate franco”.
Basta, miei cari, basta
che ci vada il poeta dietro il banco.
Le file dei formaggi
l’un sull’altra ammassate,
vi sembrano villaggi,
borgate soleggiate,
coi tetti di lavagna,
le oscure cortecce,
come paesini di montagna.
E nei luoghi più vicini
del panorama,
non vi par di riposare
sui morbidi cuscini
dei pecorini?
O se no di passeggiare
pei verdeggianti viali,
per i verdi giardini del gorgonzola?
Di spiare ai suoi fronzuti finestrini?
Non vi sembra di sognare
dame medioevali
affacciate alle superbe finestre
tonde e ovali
del palazzo dei granduchi:
quello coi buchi?
Tavole regali
di mosaici fini,
bizantini veneziani fiorentini:
soprassate salami salamini,
e la più bella,
quella proprio del re:
la mortadella!…”

Tutto ad un tratto Sergio rompe il silenzio e si unisce alla conversazione in punta di piedi. Dalle sue parole emerge un po’ di disillusione, una vita di sacrifici, seppur di riscatto, lo hanno segnato e portato a rivalutare il suo paese di origine che tanto ha “odiato”, anche se credo che dietro la “maschera”, che la sofferenza gli ha imposto di portare, nasconda un grande cuore e amore verso il prossimo. È un uomo dall’animo gentile e sensibile che ama gli animali, i bambini e i fiori che cura nel suo giardino.

“Ho trovato una miseria che mi ha lasciato segni positivi ma anche negativi. Per anni ho sempre rinnegato il paese dove sono nato, perché mi ha segnato pesantemente. Adesso, lo giuro, pianterei tutto e tornerei per la tranquillità e pace del posto.  Di tutto quello che succede nel mondo ne ho le tasche piene, non c’è più sicurezza. Al paese non avevamo nemmeno gli occhi per piangere ma almeno eravamo tranquilli e sereni.  Il progresso ha rovinato tutto.”

Simonetta non concorda con Sergio, nelle sue parole, invece, ci sono speranza e fiducia nel prossimo: “Il progresso è regresso nel momento in cui quello che hai raggiunto credi sia definitivo, devi continuare ad andare avanti perché ci sono altri orizzonti, se ti arrendi sei finito. Tutto quello che succede dipende da noi e dalle persone che incontriamo, se riesci a proporti in un modo diverso, anche gli altri cambiano”

La Pizzicheria da Sergio a breve chiuderà i battenti, i suoi figli hanno intrapreso un percorso differente dal suo, in piena libertà, come ci tiene a sottolineare Simonetta. C’è gratitudine e soddisfazione per il lavoro svolto in tutti questi anni, ma sento, nella voce rotta dalle emozioni di Sergio e Simonetta, un grande dispiacere: “gli anni di sacrifici e di amore per l’attività rimarranno solo nei nostri ricordi.” Io credo che la bellezza di quanto hanno realizzato, delle relazioni che hanno intessuto negli anni, rimarrà anche nella memoria dei loro clienti.