Siamo cresciuti con una formazione che considera “naturale” la visione dualistica del mondo, in qualsiasi campo di indagine, filosofico, religioso, scientifico, metafisico e così via.
La divisione tra mente-corpo, bene-male, buono-cattivo, razionale-irrazionale, mondo sensibile-mondo delle idee finisce per condizionare e limitare costantemente le nostre vite. Per qualcuno la semplifica, per altri la banalizza, senza tener in giusta considerazione che in realtà noi siamo tanto altro, siamo un costante fluire da uno all’altro ambito.

Nel mondo occidentale l’essere umano viene visto come una macchina composta da diverse parti, cosicché si verifica una divisione netta. Pensiamo a quando ci ammaliamo, da quanti medici specialisti dobbiamo andare talvolta prima di scoprire di cosa soffriamo e una volta scoperto ci concentriamo su un organo, una parte del corpo specifica.
Per l’universo orientale la visione è differente: mente, corpo e spirito sono un tutt’uno organico in cui ogni parte è interconnessa come in un brano musicale, che in maniera armoniosa si sviluppa sullo spartito. Se stiamo male nella mente, nello spirito o nel corpo ci sarà un riflesso reciproco tra le parti, per cui la “cura” interverrà su più livelli.

La visione olistica della vita mi ha sempre affascinato. Ho sempre sentito forte l’esigenza di applicarla anche al mondo del lavoro a partire dalle competenze, favorendo in questo modo un mix di abilità che inevitabilmente va a beneficio di tutti. Solo adesso ne ho chiara consapevolezza e cercherò di approfondire questa mia visione anche grazie al mio nuovo percorso di coaching olistico, che mi ha aperto un mondo tutto da esplorare. Usciamo un attimo dalla mente e vediamo cosa ne pensa la nostra anima, un modo di concederci una tregua e guardarci in profondità.
Ad esempio, io sono il contrasto fatta persona, il mondo occidentale e orientale convivono in me in maniera a volte prepotente: l’anima araba e normanna insieme. È una caratteristica peraltro presente in molti siciliani, che andrebbe incanalata nella maniera migliore, in quanto può “ucciderti” come “renderti speciale”.

Il termine “olistico” proviene dal greco όλος, olos, che sta per “totalità”. L’olismo tiene in considerazione l’interezza di un sistema e non solo una parte specifica. È impossibile riuscire a spiegare un determinato sistema tenendo in considerazione soltanto un singolo componente.

Le pratiche olistiche favoriscono questa visione, uno sviluppo dell’individuo nella sua totalità.

Rispetto a quanto si crede, queste pratiche non sono legate ad una fede, ad un approccio mistico/religioso, sono invece rivolte a tutti. I pregiudizi agiscono da trappole che possono precludere le esperienze e la scoperta di qualcosa che potrebbe anche sorprenderci.

Alcune discipline olistiche, spesso diverse tra loro, rientrano nel settore medico, oppure energetico, altre in quello emozionale o spirituale (inteso come viaggio per scoprire noi stessi), e via dicendo.

E qui voglio citare alcune pratiche che nel tempo approfondirò con articoli dedicati: yoga, meditazione, agopuntura, reflessologia (facciale e plantare), ayurveda, reiki, shatzu, bio-energetica, osteopatia, omeopatica, Qi –gong, macrobiotica, così come le arti marziali, aikido, kung-fu, chi-kung, judo. Vi racconterò anche due pratiche che mi hanno riempito di pace e serenità: forest bathing (Shinrin-yoku, un metodo per ritrovare il benessere immergendosi nei boschi) e drum circle.

Il mio contrasto, combinazione del quale parlavo prima, è presente anche in alcune abilità: amo molto ideare, progettare, ma anche e grazie ad una buona manualità, realizzare lavori fatti a mano. Già da piccola lavoravo a maglia e uncinetto, punto croce, disegnavo piuttosto bene (solo se copiavo ☺), aggiustavo le cose in casa e massaggiavo. Quello del massaggio a quanto pare è un dono di famiglia, che avevano mio padre e una sua zia e chissà chi altri in famiglia. Un potere riscaldante e un’energia che dalle mani e dalla sollecitazione del corpo che accompagna le mani, mi mette in profonda relazione con la persona massaggiata. Dopo essermi dimessa dalla mia precedente attività, mi sono dedicata alla riflessologia facciale vietnamita, alla riflessologia plantare frequentando dei corsi e altre pratiche di cui vi parlerò un giorno. Sto riequilibrando il mio “essere”, il chi sono profondo, grazie ad una connessione tra mente e corpo.