Quando ero bambina amavo ballare e cantare. Tutti i giorni dedicavo un momento per esprimere me stessa attraverso il corpo e la voce. Purtroppo da giovane non ho avuto la possibilità di coltivare le mie passioni, ma ho continuato a sentire forte dentro di me la vibrazione di ciò che ti fa sentire viva.

Ho sempre pensato che dopo i 40 anni sarebbe cominciata la mia seconda vita ed è stato così sotto molti punti di vista. Ho deciso di dare voce alle mie passioni e a 42 anni mi sono iscritta ad un Istituto musicale per frequentare un corso di canto e qualche anno dopo a uno di pianoforte, interrotto purtroppo a causa degli anni surreali iniziati nel 2020.

Non immaginate l’emozione, la soddisfazione di avere recuperato qualcosa che sembrava perduto. Concedersi uno spazio tutto tuo, cercare la tua identità attraverso la voce e l’espressività è qualcosa di stimolante ed emozionante. Con il canto sto esplorando chi sono, ogni volta scopro cose nuove dentro di me, supero ostacoli tecnici ed emotivi.

Non so dirvi esattamente cosa provo quando canto, so che è uno dei pochi momenti in cui il “qui ed ora” è fortissimo. Sento tanta leggerezza e un’immensa gratitudine per avere ricevuto il dono della mia voce.

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Non ho mai amato mettermi in mostra, anche per questo motivo mi sono sempre vergognata di cantare in pubblico. Inoltre la mia ossessione a voler essere super competente prima di fare qualcosa mi ha limitato moltissimo. Pian pianino sto imparando a “buttarmi” un po’ di più con ottimi risultati.

Ahimè un evento devastante della mia vita, la morte improvvisa della mia nipote Marta alla tenera età di 10 anni, mi ha spinta a uscire fuori dal guscio. Ognuno di noi ha la necessità di trasformare il dolore in qualcosa. Così superando tutte le mie paure ho deciso di scriverle e dedicarle una canzone. Il tipo di melodia non mi rappresenta appieno, ma naturalmente l’obiettivo era altro. Per la scrittura del testo mi sono fatta aiutare da un autore e per la registrazione invece mi sono rivolta ad uno studio in Emilia Romagna. È stata un’avventura incredibile, un viaggio straordinario e intimo. Sono una persona che impara molto dalle esperienze della vita e le interiorizza.

Con questa canzone ho voluto “tenere” mia nipote con me, l’ho voluta immaginare in un percorso di crescita nonostante la sua vita sia stata bruscamente interrotta.

Da quest’anno è arrivata una novità. La mia insegnate di canto mi consiglia di cantare in un coro perché a quanto pare sarei portata e perché l’esperienza del coro ti fa crescere tecnicamente. Una nuova avventura nel coro Milanollo di Savigliano guidata da Natascia Chiarlo, manager di Uto Ughi e organizzatrice del Teatro dell’Anima di Cervere.

Niente è sempre uguale a sé stesso, tutto è in trasformazione e in divenire. Sono curiosa di sapere cos’altro mi aspetta nei prossimi anni, intanto mi vivo il qui ed ora con grande entusiasmo e passione.

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