Ho conosciuto Federico più di cinque anni fa. È stato facile raccontare di lui e partecipare ai suoi eventi in compagnia di amici giornalisti, fotografi e instagramers. Quello che ti salta subito agli occhi è la sua sana follia, la creatività e il sogno di trasmettere agli ospiti il suo senso di famiglia, la sua storia e quella del territorio. Mentre mi parlava del progetto della Taula Luunga, tra i filari di uva arneis, le parole scorrevano come la musica in uno spartito: emozione, magia, armonia trasudavano dalle sue parole.

Quando incontri persone come Federico ti rendi conto che il “sentire” in quello che fai e la condivisione di chi sei fa di te una persona speciale e trasmette agli altri un’energia coinvolgente. Un giorno mi chiama e mi dice che ha un nuovo progetto. Ho immediatamente pensato che sarebbe stato sicuramente incredibile. Dal 30 marzo scorso Federico accoglie i suoi ospiti nella sua cantina di Canale in un ambiente molto particolare. In teoria è solo una sala degustazione, in pratica è anche un’immersione nella “mente” creativa di Federico. Prima ancora di entrare sei incuriosito dalla struttura a forma di nido e da un salottino in stile barocco piemontese disposto sotto un balcone. Avevo ragione a pensare che la nuova idea di Federico sarebbe stata fuori dall’ordinario.

“Tutte le persone che vengono a trovarmi per me sono degli ospiti e quindi li porto nel mio salotto. Siamo all’esterno ed è naturalmente una provocazione. La gente si siede e deve staccare da tutto quello che c’è stato prima, dal mondo che vive. Voglio trasmettere il concetto di tranquillità. Qui inizia la degustazione, parte con un bicchiere di acqua che simbolicamente purifica e poi prepara la bocca alla degustazione. Tutto questo crea una piacevole attesa, oltre alla curiosità. Dopo 15 minuti di chiacchiere ti dimentichi quasi di dovere andare oltre.”

Entri e ti si apre un mondo: la sala è piccolina ma accogliente, calda e particolare. La prima cosa che risalta è il tavolo di 5 metri e 30 ricavato da una pianta di legno piemontese, il rovere, di 850 Kg. Non è questo però che ti stupisce. Il tavolo non è sullo stesso piano ma in pendenza, come quella delle colline, gli sgabelli rigorosamente di altezze diverse, a decrescere o crescere, secondo il punto di vista.

Chiedo a Federico perché questa scelta: “Oltre alla follia del tavolo storto, volevo fare qualcosa che trasmettesse la mia fatica da contadino. Viviamo su queste colline, sali e scendi. Ho pensato: perché non fare degustare le persone senza dare tutte quelle comodità che un tavolo in piano può dare?

Con la pendenza devi tenere il bicchiere e il cibo sotto controllo, c’è una forma di fatica provocatoria e in questo modo tieni l’attenzione alta. La scomodità ti rimane sempre in mente, ciò che è comodo invece svanisce”.

In fondo però Federico è un buono, per questo c’è una piccola sorpresina che agevola la degustazione.

Passiamo al resto! Ci sono due quinte realizzate con la terra, senza utilizzo di cemento e altri materiali.

“Tutto quello che vedi qui dentro è vero e naturale, non voglio fare nulla che sia finto. Per me la terra è molto importante: la vediamo sempre, l’ammiriamo perché è bella ma spesso la calpestiamo. Ho così voluto creare come un quadro, come le nostre Rocche. Abbiamo dato due significati molto importanti. In una parete ci sono delle onde, che possono sembrare colline, ma in realtà rappresentano il mare. Perché 6 milioni di anni fa c’era nel Roero il mare, che ha accarezzato la nostra terra, infatti nella parete trovi le conchiglie che raccogli anche in vigna. Nell’altra quinta, con la stessa terra dove nascono i nostri vini, ci sono le nostre bottiglie.”

Gli brillano gli occhi mentre dice che tutto quello che vedo è stato realizzato da loro. Ogni angolo inoltre ha un significato e niente è lasciato al caso, come il soffitto con una parte intonacata e un’altra con i mattoni a vista. Perché? Sembra che ci sia un’incoerenza con quanto affermato in precedenza, ma la sua risposta arriva diretta e puntuale. “Anche se qualsiasi architetto avrebbe tenuto la stessa linea per ogni parte della sala, per me era importante in questo caso dare precedenza alla storia. Nelle vecchie cascine, accanto alla cucina c’era sempre una stalla con il soffitto in mattoni collegata con la porta della cucina.”

Corro subito a raccontarvi del bagno, e non perché abbia un “bisogno” impellente! Anche in questo ambiente Federico non si è risparmiato. Non troverete il classico lavabo ma un bel secchiello del vino, naturalmente macchiato di rosso, e se volete sapere che ora è, troverete un orologio davanti e all’altezza del water. A Federico piace davvero giocare!

Dalle sue parole abbiamo compreso che lui ama provocare. La sua semplicità di contadino si sposa con un’anima creativa e articolata. Ecco che entra in scena Roberta, la moglie di Federico. Lui ripete più volte che lei rappresenta la parte razionale della coppia, “meno male” aggiunge. Insomma, le idee più grandiose se non hanno un filo che le ancorano a terra volano troppo in alto e rischiano di non tornare più. Roberta è apparentemente più timida e schiva, ma dopo aver parlato con lei ti accorgi che ha un grande cuore e un senso della famiglia smisurato, e anche un senso pratico spiccato. È sempre un piacere rivederla!

Federico e Roberta mi svelano che hanno in cantiere altre idee. Oltre alla degustazione vogliono organizzare dei “micro” eventi. Ci tengono però a sottolineare che non gli interessano i grandi numeri, ma la qualità dell’esperienza vissuta senza caos.

Se volete vivere questa “avventura” potete farlo tutto l’anno. Federico e Roberta vi accolgono a casa loro con 4 degustazioni dei vini più rappresentativi della cantina abbinati a quattro stuzzichini preparati con cura e attenzione, “…sono cose più elaborate del solito pane e salame, ma sempre nella semplicità”.

 

Il consiglio di Federico

“Dobbiamo imparare ad ascoltare. Viviamo in un mondo di menzogne, dobbiamo invece essere noi stessi e rimanere veri. Lo faccio innanzitutto per essere da esempio ai miei figli e per lasciare qualcosa anche quando non ci sarò più. Soltanto le cose vere rimangono nel tempo, non mi interessa fare rumore in quello che faccio ma lasciare la mia impronta.”

“Cosa impariamo”

La storia di Federico ci insegna qualcosa di importante. La passione e la creatività abbinata alla propria storia e a quella del territorio possono offrire un’esperienza unica che ti permette di emergere dal rumore eccessivo delle varie offerte. Un prodotto straordinario è inoltre capace di attrarre le persone giuste, in target con i propri obiettivi e di durare nel tempo.

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