Suoni, colori, profumi, parole incomprensibili che ti “raccontano” la storia di un popolo antico, un quartiere popolare immerso nella regione dell’Argan, vicino ad Agadir in Marocco, una porta nera, diversa da quelle a cui siamo abituati, si apre, e con lei la mia immaginazione al di là dei confini.

Gli occhi che ruotano a destra e a sinistra, in alto e in basso per scrutare ogni singolo centimetro quadrato di una casa dagli arredamenti esotici, tutto è molto affascinante. L’accoglienza è calda, profumata e carica di energia elettrizzante che senti sfiorarti la pelle. È inebriante sentire tutta quella emozione dentro, quella sensazione ancestrale che arriva dritto al tuo “centro”, un brivido scorre dalla testa ai piedi e le lacrime scendono senza ostacoli, ti dicono che stai per vivere un’esperienza senza tempo e spazio. Asciughi le lacrime e con un po’ di imbarazzo spieghi da quale forza sei stata investita.

Mi trovo a casa della suocera della mia amica Rachida, Khadija, una donna di 94 anni con il volto segnato dalla vita, da eventi anche dolorosi, un volto che parla diverse lingue e racconta storie d’altri tempi, mi salta subito all’occhio il tatuaggio berbero sul mento, è potente. La famiglia Moumma al nostro arrivo è numerosa: nipoti e pronipoti rendono l’atmosfera allegra, sembra abbiano organizzato una festa per noi. Si avverte la loro curiosità e felicità per la presenza di queste donne venute da un altro continente, insieme a me e Rachida c’è anche un’altra nostra amica. Il saluto è caloroso, una situazione un po’ buffa, non solo uno o due baci, ma una successione di baci, chissà quando dovrò smettere, mi chiedevo. 🙂 

I piccoli Omar, Loqman, Assia, Aya, pronipoti di Khadija, giocano e intanto ci scrutano con curiosità e quando incrociano i nostri sguardi si nascondono timidamente dietro qualcuno o qualcosa, che tenerezza!

Rachida va a salutare una sua zia e ci ritroviamo senza il nostro “interprete” 🙂

Ci basta però guardarsi negli occhi: gesti, sorrisi sinceri e loquaci sono l’unica lingua a nostra disposizione per conversare. Ci siamo compresi a meraviglia!

Ogni singola persona presente nella stanza mi ha colpito e regalato qualcosa che porterò sempre dentro di me: Rachida e Loubna sono le nipoti di Khadija (l’anziana), Khadija è figlia di un’altra nipote, Mina, che salutiamo al telefono, mentre Fatima è cognata della mia amica Rachida.

Non pubblicherò foto insieme a loro, perché la maggior parte delle donne e uomini berberi non amano molto farsi fotografare e soprattutto diffondere la loro immagine, rispetto la loro volontà. Provo però ad imprimere nella vostra immaginazione quello che mi è arrivato da ognuna di loro.

Rachida è mite, silenziosa e mi trasmette un’estrema bontà d’animo.

Loubna è simpatica, gioiosa e sempre sorridente, ci scruta con curiosità, vorrebbe chiederci un’infinità di cose.

Khadija è tenera, espressiva e molto comunicativa, sembra alla ricerca di sé stessa nel mondo e che voglia dire a tutti che può farcela.

Fatima è timida, ma molto affettuosa, sembra la mamma di tutti.

Lalla Khadouj è come le persone chiamano l’anziana Khadija. In berbero “Lalla” è un appellativo utilizzato per le donne di rilievo all’interno di una comunità, Khadouj invece è una semplice variante del nome Khadija.

L'esperienza dei tatuaggi temporanei all'hennè direttamente a casa di una famiglia marocchina.

Amo i tatuaggi, già nel 2019 nella piazza centrale di Marrakech, Jamaa el Fna, avevo ricoperto la pelle della mia mano con una meravigliosa decorazione. 

Questa volta l’esperienza ha avuto un altro sapore, un’impronta nella memoria difficile da scalfire. La tatuatrice Aicha ci raggiunge a casa di Khadija e insieme scegliamo i disegni e le zone dove dipingere con l’hennè.

Arriva anche la sorpresa: la famiglia Moumma decide di regalarci i tatuaggi, la gentilezza e l’accoglienza continuano a sorprenderci.

Arriva l'ora del tè e dei pasticcini. In ogni casa marocchina vieni accolto in questo modo.

Il benvenuto è incredibile: l’immancabile tè alla menta, i pasticcini, per lo più al miele e alle mandole, torta e cornetti, dei vasetti con olio d’oliva, olio d’argan, miele e un burro lavorato in una maniera molto particolare dentro cui intingere il pane tipico di questa zona. 

Devo raccontarvi di una prelibatezza che ha stregato le mie papille gustative. Ad ogni tè di benvenuto i miei occhi brillavano e ripetevo come una bambina: sì sì, l’amlou 😜 Potremmo definirla la nutella marocchina, ma decisamente più buona.

Condivido la ricetta berbera della famiglia Moumma:
1 kg di mandorle tostate
Mezzo litro di olio di argan
Quasi un bicchiere di miele

È possibile aggiungere gli arachidi alle mandorle e l’olio d’oliva a quello di argan. 

È il momento del congedo, altrettanto caloroso come l’arrivo, l’anziana Khadija ci saluta con un sorriso tenero, profondo e pieno di amore, gli abbracci delle altre donne è ricco di speranza, quella di rivederci, e i bambini timidamente si avvicinano per abbracciarci e baciarci. 

Il souk di Agadir è uno dei più grandi del Maghreb.

Le foto del Souk di Agadir sono un’anticipazione dell’articolo che pubblicherò prossimamente. 

Racconterò dell’esperienza incredibile con il nostro tassista, dell’esplosiva Karima, o Marika come l’ho chiamata per tutto il tempo😂 e di come sono stata coinvolta in una danza berbera a Marrakech il giorno del mio compleanno!