Ho avuto la fortuna di conoscere moltissime storie affascinanti ed emozionanti, vissuti straordinari caratterizzati da tanta umanità, creatività e genialità. Molte di queste storie rimangono spesso nascoste o poco conosciute, nonostante custodiscano un mondo straordinario che vale la pena svelare.

Oggi vi porto in un luogo incantevole, dove si respira arte, armonia, silenzi e serenità. L’Arazzeria Scassa ad Asti ti accoglie in un monastero del XII secolo, passato nel 1391 all’ordine dei Certosini, circondato da un parco rigoglioso. Appena entri senti il calore dell’accoglienza, i profumi e i suoni ti portano indietro nel tempo, dimentichi il mondo fuori. Le sorelle Katia e Franca Alcaro rappresentano la vera anima dell’Arazzeria, le ammiri sedute sulle loro panche disegnate da Ettore Sottsass jr che, rivolte verso grandi telai del seicento e settecento, con estrema delicatezza passano le dita da un filo all’altro come se suonassero un’arpa. Sono due donne dolcissime, due sapienti tessitrici che sembrano appartenere ad un’altra dimensione quando con estrema calma e delicatezza ti portano nel loro mondo fatto di colori, movimenti morbidi e parole appena sussurrate. Ricordo con tenerezza i loro capelli raccolti in una lunga treccia bionda, la gioia nel cuore di Katia quando scopre che sono siciliana e comincia a raccontarmi, quasi con le lacrime agli occhi e con intima profondità, delle sue origini isolane e dei suoi ricordi di quando era bambina.

La storia dell’Arazzeria Scassa è caratterizzata da intraprendenza e genialità raffinata a partire dal suo fondatore Ugo Scassa, marito di Katia, un uomo che nel 1957 ha realizzato il suo sogno dando vita a qualcosa di meraviglioso. Ugo Scassa amava l’arte e il design, infatti prima di dedicare il suo lavoro agli arazzi segue la galleria “Il Prisma” di Torino e poi crea “Italia disegno” occupandosi di progettazione d’interni e realizzazione di complementi d’arredo. In questi anni Ugo vive un ambiente in pieno fermento artistico entrando in contatto con personalità di spicco dell’arte, del design e dell’architettura.

È nel 1960 che Ugo Scassa ha l’occasione della vita, che gli permette di cominciare un lungo cammino di successi e soddisfazioni. L’anno prima il gallerista torinese Pogliani gli comunica di essere in contatto con due architetti incaricati dallo Stato di arredare il salone delle feste di prima classe del transatlantico di lusso “Leonardo da Vinci”, una delle tre turbonavi che avrebbero portato nel mondo tutte le maestranze d’Italia creando così il Made in Italy. Si era alla ricerca di un’arazzeria che interpretasse le opere moderne, Scassa partecipò e vinse la selezione, per così dire ad occhi chiusi: infatti pur non avendo ancora tanta esperienza realizzò ben 16 arazzi in soli sei mesi.

“Quando impostai sul telaio il mio primo arazzo seguivo unicamente il richiamo della mia passione, animato dalla convinzione che l’arazzo potesse ritrovare la propria attualità, che meritasse di tornare ad essere un mezzo, e non l’ultimo di sicuro, di espressione artistica del mondo moderno. Era entusiasmante l’idea di provare a fondere, e con successo, in una unitaria espressione poetica, una tecnica millenaria con le più spregiudicate innovazioni stilistiche dell’arte figurativa moderna. E ciò che più mi stimolava, era che una tecnica rimasta volutamente immutata, senza nulla alterare delle sue strumentalità, si vivificasse nell’incontro con quelle nuove invenzioni stilistiche che testimoniano una sensibilità estetica diversa che nel passato.” Ugo Scassa

Tecnica innovativa

Ugo Scassa ha inventato un modo nuovo di realizzare gli arazzi passando dall’interpretazione dei quadri moderni e anche astratti, all’utilizzo della tecnica del melange per creare le sfumature di colori. Accoppiando cinque fili di nuance diversi ottiene tutte le cromie possibili, i colori vibrano. Le arazzerie tradizionali invece lavorano con delle tabelle di colori rigidi che non gli permettono di interpretare tutte le sfumature di un’opera.

L’innovazione più significativa riguarda la reintroduzione della parte artistica nella produzione dell’arazzo, decaduta nel 1600, e l’interpretazione delle opere del ‘900 che sono più complesse e astratte e quindi non più compatibili con la produzione tradizionale. Cambia il paradigma, nella tecnica tradizionale è l’arte che si deve piegare ai limiti tecnici di produzione dell’arazzo, l’opera può essere eccezionale ma il risultato dell’arazzo non sarà mai eccellente. Scassa invece interpreta il gesto pittorico, il messaggio del pittore e grazie alle nuove tecniche e all’interpretazione capisce quello che l’opera vuole trasmettere, per questo motivo non vedremo mai un arazzo uguale all’altro. Viene creato un bozzetto apposito che di conseguenza genera un diritto d’autore e di immagine dell’arazzo. Il prezzo degli arazzi è plasmato sull’opera, dunque non c’è un minio e un massimo. Le opere dall’arazzeria oscillano da 30 mila euro a 1 milione di euro.

Nel 2017, alla morte improvvisa di Ugo Scassa, a prendere le redini dell’arazzeria è il nipote Massimo Bilotta, figlio di Franca. Massimo è un architetto, ha grandi idee e progetti di ampio respiro e continua con grande entusiasmo l’attività di famiglia, trasformando in realtà un sogno dello zio, una mostra a Venezia in un palazzo del 1300 durata un anno, dal titolo “Da Kandinsky a Botero. Tutti in un filo”. Un ramo dell’azienda infatti ha sempre mostrato interesse per la cultura, infatti Massimo ha intenzione di sviluppare la parte museale dello showroom dedicata ai clienti, trasformandola in un centro culturale, una fucina di artisti, poeti, musicisti, imprenditore dove far circolare le idee. 

Fin da piccolo Massimo respira un ambiente stimolante e i tra i suoni della sua infanzia ricorda ancora il suono meccanico del telaio utilizzato dalla mamma e dalla zia. Come un direttore d’orchestra controlla le varie fasi del lavoro di realizzazione dell’arazzo e dall’interpretazione dell’opera, dallo studio del colore al disegno del bozzetto sui fili d’ordito. In qualità di amministratore unico e direttore artistico Massimo prende tutte le decisioni strategiche. L’ultimo lavoro importante, che porta la firma Scassa, si può ammirare nel nuovo negozio di Cartier a Parigi. I committenti dell’arazzeria sono collezionisti d’arte, istituzioni varie, come Stato italiano a quello francese, banche, il Vaticano, grossi brand quali Fendi, Gucci, Dolce e Gabbana, Agnelli, Olivetti, Rizzoli, provenienti da Italia, Europa, Canada, Stati Uniti, insomma una varietà di realtà accomunati dall’amore per l’arte e per il bello. Le collaborazione sono quasi tutte con gli artisti viventi del ‘900 o fondazioni: De Chirico, Cagli, Basaldella, Capogrossi, Fontana, Klee, Kandinsky, Dalì, Matisse, Mirò, Wahrol e tanti altri ancora.

Il consiglio di Massimo

“Farsi sempre rispettare anche dal più grande personaggio e scegliere cosa rende felici seguendo il proprio “demone”. Una volta che individui quello che hai dentro di te, le tue scelte di porteranno esattamente dove tu vorrai, realizzerai l’obiettivo che ti sei prefissato e ci arriverai più velocemente degli altri. Altro aspetto fondamentale è circondarsi di persone positive che non ti ostacolano.”

© Galleria: Archivio Arazzeria Scassa & Archivio Ente Turismo LMR