“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi.”
Italo Calvino

Camminare è sempre stata la mia passione. Fin da quando ero ragazzina percorrevo chilometri e chilometri a piedi. Ho ricordi nitidi degli scorci affascinanti e ricchi di storia di una Palermo incantevole che mi facevano compagnia. Se per qualche motivo non passava un autobus, anche se la mia destinazione si trovava a 10 km di distanza, non mi perdevo d’animo e cominciavo a camminare, così i pensieri scorrevano come acqua in un torrente, a volte tranquilli, altri impetuosi. Corpo, mente, anima e spirito sono per me sempre in movimento, un condizione di rigenerazione. 

La consapevolezza della mia passione e amore per i cammini arriva solo dopo qualche anno dal mio trasferimento in Piemonte nel 2004. In seguito, un periodo di profondo dolore mi ha spinto ad avvicinarmi di più alla montagna, quella del maestoso Monviso per intenderci. Trascorrere giornate intere immersa nella natura, tra alberi, torrenti, animali ha contribuito ad allontanare la sofferenza che mi tormentava. 
Camminare è una medicina per l’anima, aiuta a liberare la mente e ci mette in sintonia con ciò che ci circonda.

A cambiare il modo di concepire alcuni aspetti della mia vita è stata l’esperienza del Cammino di Santiago nel 2015, un’esperienza di quelle totalizzanti. Ho incontrato tante persone, ascoltato tante storie, ho dato e ricevuto, ho faticato e goduto del meritato riposo. Lungo il percorso ho visto tantissimi ultra settantenni, questo mi ha stupito e mi ha trasmesso un messaggio chiaro: non è mai tardi per fare quello che ami, quello che credi faccia bene alla tua anima. In fondo ognuno di noi ha una missione dell’anima, c’è chi riesce a scoprirla da giovane e chi invece ci arriva avanti negli anni. Ma non importa! Concediamoci del tempo per donarci bellezza, serenità, amore, coccole, realizzare progetti e avere obiettivi.

Ad un certo punto, lungo il cammino, ho dovuto abbandonare i miei amati scarponcini, quelli che mi avevano accompagnato nelle varie escursioni e camminate in montagna, compreso il giro del Monviso di quattro giorni. Mi facevano male i piedi, lo zaino era troppo pesante, così dovevo trovare una soluzione per non continuare a soffrire.

Ho appreso e sentito nel profondo una lezione incredibile: se qualcosa ti fa stare male, rappresenta un ostacolo, anche se è qualcosa di bello e a cui sei affezionato devi lasciarlo andare. Viviamo di tante gabbie dorate, da cui facciamo fatica ad allontanarci, invece dobbiamo imparare a liberarcene.

Un’altra cosa che mi sono portata dal Cammino è la consapevolezza di vivere con il “superfluo”. Uno zaino, tre cambi di abbigliamento, un k-way, un paio di sandali, un asciugamano, uno spazzolino e un dentifricio, una saponetta e shampoo, ago e filo per le eventuali bolle ai piedi e poco altro; questa è stata la mia “casa” per i dodici giorni di cammino.

Ogni giorno, alla fine di una tappa, pulivo e rimettevo a posto quello che indossavo e non avevo bisogno di altro.

Quando sono tornata alla quotidianità avevo la sensazione di avere troppo, gli armadi pieni di vestiti e le stanze di casa mi sembravano enormi. Troppo e inutile!

Anche il mio modo di viaggiare ha subito un cambiamento. Ormai da anni mi piace partire senza un programma specifico, senza prenotazioni e amo spostarmi da un luogo all’altro decidendo dove andare all’ultimo momento.  

Viaggio tantissimo in macchina, un mezzo di trasporto che mi concede tanta libertà di movimento. Nei due anni di pandemia ho visitato molte città e luoghi incantevoli spostandomi in macchina senza una meta precisa.

Avrei voluto ripetere l’esperienza dei cammini negli anni successivi, ma una serie di avvenimenti, compresa la morte improvvisa di mio padre, hanno ostacolato il mio desiderio. Ma solo pochi giorni fa un compagno incontrato nel 2015 mi ha chiesto di partire con lui. Il richiamo del Cammino è potente, così ho accettato molto volentieri il suo invito. A settembre arriverò a Santiago de Compostela dopo tredici giorni a piedi per un totale di 365 Km lungo il cammino Sanabrese, una delle vie che collegano la cosiddetta “Via de la plata” al capoluogo della Galizia. Questa volta mi concederò uno dei tramonti più emozionanti che ci siano proseguendo per Muxia. Non vedo l’ora! *

Avevo un sogno nel cassetto, quello di andare in Nepal per un trekking di diverse settimane. Sarei dovuta partire ad aprile del 2020, ma purtroppo a causa del Covid il sogno non si è potuto realizzare. In questo momento della mia vita non sento l’esigenza di riprovarci, non saprei dirvi perché. Mi limito ad aspettare un ritorno di fiamma e quando arriverà l’accoglierò con grande gioia!

* Un imprevisto logistico mi impedisce di ripetere l’esperienza, probabilmente non era il momento giusto. Conserverò le credenziali del pellegrino per la prossima volta 🙂