“Se vedi un affamato non dargli del riso: insegnagli a coltivarlo.” Confucio

Ci sono tanti modi per aiutare gli altri, per dare una mano a chi si trova in difficoltà, prevenire o risolvere situazioni di bisogno materiale ma anche della sfera psico-fisica e dell'”anima”.  

Silvia Caula è una donna gentile e dallo sguardo accogliente con una missione di vita: “facilitare e sostenere lo sviluppo e la crescita di chi si rivolge a me come psicologa o insegnante di Reiki e di Yoga”

Parafrasando Confucio, se vuoi aiutare qualcuno devi fornirgli gli strumenti per imparare a sostenersi da soli, insomma, a “coltivare il riso”. 

Come un genitore ti tiene per mano e ti insegna a “camminare”, Silvia ti porge la mano e ti aiuta a sollevarti e riprendere a camminare a testa alta.

Parlami di te. Di cosa ti occupi nella vita?

“Sono una viandante da sempre, una nomade digitale e migrante affettiva come è consuetudine oggi definirci. La mia “tana” è una casetta nel cuore del centro storico di Pisa, mi muovo soprattutto tra Sardegna, Grecia, Liguria e Toscana ma non solo…nuove terre, nuovi volti, nuovi odori e sapori mi portano spesso in viaggio alla scoperta di tante “me”. Ho due amori grandi: il mio compagno e la mia missione di vita: quella di facilitare e sostenere lo sviluppo e la crescita di chi si rivolge a me come psicologa o insegnante di Reiki e di Yoga. Mi occupo soprattutto di ascoltare e fare tesoro delle Storie di chi mi onora della sua fiducia, viaggiando nei mondi incredibili che ciascuno crea dentro di sé.”

Qual è il tuo percorso, come sei arrivata ad essere la persona di oggi.

“Il mio percorso è un sentiero che ha attraversato molti territori, da quelli rigogliosi e traboccanti di abbondanza a quelli aridi o paludosi, dalle grandi città inebrianti di vivacità o perdute nella periferia industriale ai piccoli paesi arroccati tra tradizioni e castelli. Ho studiato tanti libri collezionando due lauree, una in Storia delle Arti e una in Psicologia, ma il mio vero maestro è stato il sentiero stesso. Sono stati gli incontri, i diversi lavori svolti: sono stata babysitter, cameriera, decoratrice di interni, restauratrice, venditrice di piante, di materiali per belle arti e di terrecotte fatte a mano. Ogni esperienza ha arricchito la mia valigia mentre mi dirigevo verso ciò che oggi mi dà gioia: stare davvero in relazione con l’altro. Oggi le mie esperienze variegate si riassumono nella consapevolezza che siamo esseri in relazione, e che in quanto umani “essere in relazione è il nostro scopo e la nostra cura”. Chi dedica la vita a questo movimento verso l’altro, verso la sua Anima, in occidente prende il nome di psicologo, in altre culture sarebbe chiamato Uomo o Donna Medicina.”

Cosa ti spinge ad alzarti tutte le mattine ed affrontare la giornata?

“Semplicemente sono grata di essere viva, qui e ora, la giornata non la affronto, possibilmente me la godo perché è un dono, ma soprattutto la co-creo assieme all’Universo, o Campo per dirla in termini gestaltici, o Dio in termini mistici, o Natura in termini positivisti, poco importa come lo chiami, linguaggi diversi che esprimono la stessa forza trainante.”

Parlami del gruppo AMA e dell’ultimo progetto in atto.

“Il Gruppo AMA è nato un anno fa, durante la crisi conseguita alle imposizioni del governo italiano sull’obbligo vaccinale. Molte persone che hanno fatto la libera scelta di rifiutare il siero sperimentale pubblicizzato con il nome di “vaccino” si sono trovate a vivere situazioni di grande sofferenza personale, lavorativa, relazionale e sociale. Personalmente ho fatto la medesima scelta e di conseguenza, pur avendo conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologa, ho scelto di non iscrivermi all’albo professionale per Obiezione di Coscienza rispetto all’obbligo vaccinale in vigore per i sanitari, di cui gli psicologi fanno parte.  Ho avuto la fortuna di avere gli strumenti per mantenere una solida serenità interiore che mi facesse da sfondo, e per questo motivo ho sentito la necessità di esserci per chi aveva bisogno di munirsi di nuovi strumenti per attraversare questo momento così delicato.

L’esperienza di gruppo è stata intensa, toccante e profondamente trasformativa per tutti noi e quest’anno abbiamo deciso di ripeterla, accogliendo nuovi membri, non solo tra chi ha fatto la scelta non-vaccinale, ma anche tra chi è contrario alla politica repressiva e discriminatoria che stiamo vivendo, chi ha subito danni da vaccino o ha perso persone care senza poterle salutare per via delle restrizioni. Il gruppo AMA si apre quindi, quest’anno ad altre persone che sono state danneggiate dalla situazione presente e passata.”

Qual è l’obiettivo del progetto?

“L’obiettivo degli incontri AMA è quello di creare un luogo accogliente e non giudicante di ascolto e condivisione dei propri vissuti, delle proprie emozioni e dei propri timori in un clima di calore e vicinanza. A partire da questa base sicura i partecipanti potranno guardare al futuro in modo più sereno e re-inventarsi creativamente con l’aiuto di esperienze di meditazione, esercizi di respiro e esperienze di arte-terapia.

Il Gruppo AMA propone un modo di navigare il presente nel qui e ora, con lo sguardo rivolto al domani: quello che in psicoterapia della Gestalt è chiamato “Now for Next”.”

Mi sembra di capire che in questo progetto non ci sia giudizio, ma solo la voglia di aiutare qualcuno che semplicemente ha un’idea che si discosta da quella di altri e per questo si è trovato ad affrontare difficoltà non indifferenti.

“Certamente, il clima di non giudizio è la base fondamentale del Gruppo AMA, non ci può essere amore se c’è giudizio. Ci sono opinioni e scelte differenti, nel rispetto di quelle altrui. Il Gruppo AMA si discosta da tutte quelle realtà, sia in presenza che virtuali, volte a creare separazione e si basa sull’idea che tutte le scelte riguardanti la salute o il modo di vedere il mondo sono di pari dignità. Durante quest’anno sono nate molte realtà “separatiste” che vedono una nuova narrativa agli antipodi di quella ufficiale, in questa nuova poetica le persone non vaccinate sono in qualche modo “migliori” delle altre. Pur comprendendo le ragioni di chi si sente deluso o esasperato, Il Gruppo AMA prende le distanze da questo atteggiamento e si colloca invece nella presa di coscienza della necessità di ri-creare un dialogo non violento con chiunque abbia fatto scelte differenti.”

Ti ringrazio per avere raccontato chi sei e il tuo progetto. Adesso ti chiedo un pensiero di incoraggiamento per chi si trova in queste situazioni e un pensiero per chi invece ha dovuto “uniformarsi” senza volerlo.

“Mi colpisce la tua frase “ha dovuto uniformarsi”. Dal mio punto di vista non c’è stato alcun dovere, solo tanta paura abilmente pilotata. Molte persone si sono trovate di fronte ad una scelta difficile poiché scegliendo una strada diversa sarebbero andate incontro a situazioni in cui non ritenevano di avere le risorse economiche, emotive, energetiche e psichiche, adatte per sopravvivere. Il gruppo AMA serve proprio a prendere coscienza che tutti noi, come singoli o comunità, disponiamo di tutte le risorse adatte a far fronte a qualunque situazione. Mi dispiace dal profondo del cuore che tante persone abbiano creduto di non avere gli strumenti per fare una scelta differente, e che altre si siano fidate della narrativa ufficiale per poi rimanere deluse e ferite. A tutte queste persone sento di dire che c’è sempre tempo per farsi coraggio, guarire le proprie ferite e cambiare strada con fiducia in sé e nell’intelligenza della Vita. A chi ha fatto la mia stessa scelta voglio dire: restiamo umili e aperti all’ascolto di chi la pensa in modo diverso, solo in questo modo metteremo in azione la consapevolezza che sentiamo di avere raggiunto. E a tutti mi sento di dire che siamo fratelli della specie umana e non siamo inermi, né soli.”

Da questo link troverete un approfondimento sul progetto!